Qual è l’impatto del microbiota sulla nostra vita?
I batteri intestinali (microbiota) contribuiscono a farci ingrassare, influenzando l’incremento del grasso corporeo?
E che impatto ha il microbiota sull’umore e sulla nostra attività psichica?
Per capirlo analizziamo 3 esperimenti, che sono stati compiuti analizzando i topi germ-free (letteralmente: privi di batteri): i primi 2 esperimenti mostrano come il microbiota possa contribuire a farci ingrassare, l’ultimo esperimento mostra come il microbiota possa influenzare lo sviluppo di sintomi depressivi.
Primo esperimento: una dieta fast-food fa ingrassare solo se il microbiota è presente
Nel primo esperimento, effettuato da studiosi irlandesi e pubblicato sulla rivista Molecular Endocrinology in un articolo intitolato “Minireview – Gut microbiota: the neglected endocrine organ “, sono analizzati dei topi germ-free e dei topi normali (colonizzati da batteri a livello intestinale), che vengono confrontati dopo aver somministrato loro una dieta ad alto contenuto di lipidi (41%) e zuccheri a rapida digestione (41%), e a basso contenuto di proteine (18%). Si osserva che, mentre i topi normali ingrassano visibilmente, quelli germ-free mantengono lo stesso peso. L’aumento di peso si realizza attraverso un incremento drammatico del grasso corporeo per aumento della lipogenesi, ma comprendere come questo avvenga non è facile.
Certamente le diverse popolazioni batteriche usano e producono differenti substrati nutrizionali. Ad esempio i topi obesi presentano una sproporzione tra batteri Bacteroidetes (ridotti) e Firmicutes (aumentati). L’analisi del microbiota dei topi obesi dimostra una maggiore sollecitazione dei geni che codificano gli enzimi coinvolti nell’estrazione di energia.
Secondo esperimento: a parità di dieta, ingrassa solo chi ha un certo tipo di microbiota
Il secondo esperimento, descritto anch’esso nell’articolo precedentemente citato (“Minireview – Gut microbiota: the neglected endocrine organ “), riguarda 3 topi germ-free che sono stati sottoposti a un trapianto di feci. Al topo A vengono trasferite le feci di un topo di peso normale, al topo B le feci di un topo obeso, al topo C le feci di un topo sottopeso. A parità di dieta, cosa succede? Il peso del topo A non varia, mentre quello del topo B aumenta e quello del topo C si riduce.
Terzo esperimento: a parità di dieta, diventa depresso solo chi ha un certo tipo di microbiota
Per capire se il micriobiota influenzi l’umore, nel terzo esperimento sono stati eseguiti due trapianti di microbiota, uno da un gruppo di pazienti depressi ad alcuni topi germ-free, e un secondo da un gruppo di soggetti sani (controlli) ad altri topi germ-free. Nel gruppo dei topi trapiantati con feci di pazienti depressi si sono manifestate caratteristiche depressive, incapacità di provare piacere e comportamenti simil-ansiosi. Anche questo esperimento è stato effettuato da studiosi irlandesi ed è stato pubblicato sul Journal of psychiatric research con il titolo “Transferring the blues: depression-associated gut microbiota induces neurobehavioural changes in the rat“. Lo studio suggerisce che il microbiota intestinale svolge un ruolo nello sviluppo di caratteristiche depressive e costituisce un possibile target nella prevenzione e nel trattamento clinico di questa importante patologia (infatti la depressione si associa a una riduzione della ricchezza e della diversità batterica).
Si può fare qualcosa per migliorare il rapporto della nostra dieta con i nostri batteri intestinali?
Dieta e batteri devono andare d’accordo: non ha alcun senso considerare solamente la dieta senza tener conto dei batteri intestinali che alberghiamo (in pratica, il nostro enterotipo).
Per migliorare il rapporto della nostra dieta con i nostri batteri intestinali, è possibile ipotizzare l’uso di batteri buoni quali i probiotici, che quando sono in grado di influenzare l’umore sono chiamati psicobiotici.
Modificando il microbiota intestinale con la dieta, in particolare con prebiotici, probiotici e simbiotici, si può.. https://t.co/0h4EeyC5FZ
— Hygeia Press (@HygeiaPress) June 27, 2017
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— Hygeia Press (@HygeiaPress) January 9, 2018